Cirillo tifa Grecia: «Hanno uno spirito d'acciaio»

Written By Unknown on Minggu, 29 Juni 2014 | 23.22

PORTO CERVO - Ha 37 anni, ma sul campo non li dimostra. Sabato pomeriggio, nella finale del Summer Games a Porto Cervo, Cirillo si è appiccicato in marcatura e ha ingaggiato un duello entusiasmante con Schelotto. Franco Colomba, il suo vecchio maestro, se lo coccolava con gli occhi. "Bruno e' ancora giocatore vero" ha sussurrato il tecnico che lo aveva scoperto e lanciato in serie A con la Reggina.
"E' stato bello ed emozionante ritrovarlo, gli devo tutto, ricordo che venni convocato per il ritiro sapendo di dover presto lasciarlo per andare a fare esperienza in B o in C. Colomba, invece, mi diede fiducia e mi fece diventare calciatore". Cirillo poi sarebbe arrivato anche all'Inter.

Velocità, attenzione in marcatura, senso dell'anticipo. E ora anche tanta esperienza, maturata a livello internazionale negli anni con Aek Atene, Paok Salonicco in Grecia e Metz in Francia. Oggi concluderà le sue vacanze in Sardegna e si trasferirà a Napoli dai genitori, il 12 luglio rientrerà ad Atene, dove ormai vive con la moglie Elena, un'attrice televisiva. Nell'ultima stagione, richiamato dall'ex giallorosso Traianos Dellas, e' tornato all'Aek Atene e ha contribuito al successo nel campionato di serie C. "La società veniva dal fallimento di due anni fa e doveva ripartire. E' stata una bella galoppata, ma siamo stati aiutati da un pubblico fantastico. L'Aek ha uno stadio e un tifo da serie A". Ora si prepara un campionato di B con l'obiettivo di centrare subito un'altra promozione. Cirillo ancora non sa se farà parte del progetto. "L'anno scorso ero tornato con l'idea di giocare per due stagioni o continuare come dirigente. Un mese fa e' cambiato il direttore sportivo e tutto è tornato in discussione. Io sono a disposizione, ma ancora non mi hanno fatto sapere niente".

Si sente di poter ancora giocare. "Fisicamente sto bene, mai avuti grandi infortuni. E poi come testa ci sono, resto fortemente motivato. Vorrei continuare per un altro anno, anche in Italia, a patto che ci sia un buon progetto, altrimenti comincerò a studiare per diventare allenatore". Ovviamente sta seguendo i Mondiali e non gli si può non chiedere della sorpresa Grecia, dove giocano tanti suoi amici. "Sento spesso Katsouranis, Karagounis e anche Kone, che è stato mio compagno di squadra. Dal momento in cui è uscita l'Italia, faccio il tifo per la Grecia. Hanno compiuto un'impresa, possono andare avanti, ma non sono sorpreso. E avevo avvertito molti miei amici. Si era visto durante le qualificazioni che tipo di gruppo sono. Compattezza, spirito, capacità di lottare su ogni pallone. E poi sono venute fuori le motivazioni per dare una gioia al popolo, all'intera nazione. Questo ha fatto la differenza".

E questo, in fondo, e' mancato alla nazionale di Prandelli. "Anche vedendoli da fuori, sono convinto che ogni azzurro abbia dato il 100 per cento. Ma soltanto con l'Inghilterra sono riuscito a vedere la solita Italia, con lo spirito e la cattiveria giusta. Nelle altre due partite no. Costa Rica e Uruguay erano più veloci, arrivavano prima di noi sul pallone. Non lo so, forse è stato un problema di preparazione. Peccato, perché l'Italia era un gradino sopra le altre e doveva arrivare almeno sino agli ottavi". Ci sarebbero voluti undici guerrieri. Come Cirillo, la vecchia scuola italiana dei difensori che non ci sono più...


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