RIO DE JANEIRO Il caso del giorno è quello di Arjen Robben, il fuoriclasse olandese che, dopo la partita con il Messico ribaltata e vinta negli ultimissimi minuti, ha confessato di essersi tuffato nel primo tempo nel tentativo di sgraffignare un calcio di rigore. "So che è un cosa stupida, ma l'ho fatto". Ora il punto è: l'ammissione di avere tentato una simulazione è un gesto di fair play? Di certo è un insolito atto di coraggio, ma in ogni caso non può essere considerato un comportamento da Cartellino Viola. Fra l'altro, quasi tutti quelli che hanno visto la partita erano stati tratti in inganno dalla furbata di Robben, convinti che gli fosse stato sottratto un rigore. Più di un dubbio invece aveva sollevato la sua caduta in occasione del penalty, decisivo per il risultato, che poi gli è stato concesso nel finale. Il sospetto insomma è che Robben abbia confessato un peccato veniale, per nasconderne uno capitale. E in ogni caso ora la freccia arancione potrebbe pagare la sua tardiva e parziale ammissione. Ancora non si sa se per questo sarà squalificato, si può però già immaginare che d'ora in poi gli arbitri gli daranno scarso credito ai prossimi contrasti in area. Una segnalazione positiva per fair play la merita invece il brasiliano Paulinho. Escluso a sorpresa dalla formazione titolare nella partita con il Cile, nonostante il suo stato d'animo non proprio sereno, è stato lui ad andare a incoraggiare e motivare a uno a uno tutti i compagni che si apprestavano a tirare i rigori decisivi. Complimenti sinceri.
da Rio de Janeiro Gianfranco Teotino
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