Il Cagliari sorride fra la nobiltà decaduta

CAGLIARI - Ultimamente stare "dalla parte" del Cagliari qualche motivo di soddisfazione (in più) lo sta regalando ai tifosi sardi. Un po' perché, come ormai si assiste da diversi anni, si ripete il rito estivo o invernale (dipende dalla sessione) di mercato: una lunga processione di penitenti a chiedere la grazia di uno o più giocatori rossoblù, quasi tutti rispediti a casa senza neanche una risposta. Se non addirittura irrisi.

La novità dell'estate 2013 è un cambiamento dei poli gravitazionali. Si assiste infatti a un raduno sovente dimesso, quando non addirittura fra feroci contestazioni, dei club cosiddetti (ma da chi?) di primissima fascia mentre, nell'imbarazzante silenzio dei tromboni abituati a dar fiato ai potenti, si radunano squadre come il Cagliari circondate dall'entusiasmo dei propri tifosi. Quegli stessi tifosi, nel caso isolano, bistrattati, offesi, costretti al sacrificio non dalla loro squadra ma da una situazione vergognosa di cui - ancora - nessuno mostra in solido di volersi fare carico: il problema stadio, ovviamente.

Ebbene, il Cagliari fa il pieno di spettatori (non paganti si intende) al proprio raduno ad Assemini e si compiace di nutrite avanguardie annunciate in arrivo da oggi e nei prossimi giorni a Sappada, profondo nord, in provincia di Belluno. Il Cagliari riempie di colori e di sorrisi il via del lavoro stagionale, davanti alle stesse facce che tanti pensavano disperse fra mezza Italia e buona parte d'Europa. Sorrisi, fiducia, rispetto, serenità: altrove, di contro, polemiche, contestazioni, fischi e pernacchie, minacce vieni fuori che ti faccio vedere io.

L'impressione che si ha, da questa parte del mare, è che la presunta nobiltà del pallone italico in larga parte sia come quella decadente con i parrucconi a coprire floride colonie di insetti parassitari annidati su teste più o meno coronate fra il diciassettesimo e il diciottesimo secolo nei paesi di punta della vecchia Europa. Belli e potenti in apparenza, con tanti (troppi?) problemi nascosti da qualche tocco di maquillage.

C'è una morale della favola? Difficile da dire, senza apparire esageratamente partigiani. Ma c'è una impressione difficile da scacciare: cosa sarebbe di questa squadra se non avesse al piede il fardello di uno stadio che ancora non c'è? Ci pensino, coloro che hanno il potere di decidere.

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