Abidal: «Il mio calvario. Volevo entrare in coma»

Written By Unknown on Senin, 15 April 2013 | 23.22

Il difensore del Barcellona: «Dopo il tumore credo di aver combattuto tanto. Ora il mio obiettivo è tornare a fare il mio lavoro da calciatore: voglio finire in bellezza la mia carriera»

ROMA - Abidal ha vinto la partita più importante della sua vita. Ha sconfitto un tumore, ed è tornato in campo un anno dopo il trapianto di fegato nel match tra Barcellona e Mairoca dello scorso 6 aprile. L'atmosfera del Camp Nou, il confronto con gli avversari, l'agonismo di una partita ufficiale ma soprattutto gli applausi di un pubblico emozionato e emozionante come quello dello stadio più grande d'Europa. Tornare a sentirsi un calciatore come gli altri ha significato molto per l'esterno transalpino. «Ho sentito i brividi - le parole di Abidal nella trasmissione 'Sept à Huit' su TF1 -, essere così amato da tutti i tifosi è un onore».

CALVARIO - Lo shock della scoperta del tumore, la gioia del primo ritorno in campo, poi l'incubo e la consapevolezza di doversi sottoporre ad un trapianto non per tornare a giocare ma per sopravvivere. Abidal ricorda il calvario degli ultimi due anni: «Tornando in campo una settimana fa - ricorda il difensore - ho ripensato a tutti i momenti brutti che ho passato. Ho ripensato a mio cugino (il donatore, ndr), senza di lui non sarei qui. Gli devo la mia vita. Saremo legati per sempre: vivo grazie a lui e lui è dentro di me. All'inizio non volevo, avevo paura potesse succedere qualcosa di brutto ma il tumore si espandeva ed era l'unica soluzione. Il momento più difficile? Si parla di un trapianto ma in realtà sono state 4-5 operazioni molto complicate. Ho perso 19 kili, ho sofferto tanto. Mi ricordo di una domenica quando non ne potevo più e ho chiesto ai medici di farmi andare in coma perché non sopportavo il dolore».

FUTURO - Ora il peggio è passato. Abidal può guardare al futuro con ottimismo, con uno sguardo sereno, diverso. Di chi sa, di chi ha capito quanto è bello vivere: «Quando stavo male mi emozionavo pensando alla mia squadra, ai miei compagni del Barcellona che non mi hanno mai abbandonato. Era bellissimo per me ogni volta che vincevano in campo, quando mi dedicavano una vittoria, quando i tifosi scandivano il mio nome al 22° minuto di ogni partita. E' stato bellissimo. Ho combattuto tanto, ora il mio obiettivo è tornare a fare il mio lavoro da calciatore: voglio finire in bellezza la mia carriera. Come? Giocando a calcio».


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